Li pongono allora a confronto, facendo in modo che con questo pretesto il Mora venisse a conoscenza di quello che avrebbe dovuto confessare. Sign in|Recent Site Activity|Report Abuse|Print Page|Powered By Google Sites, 13-5 Aggiornamento programmi italiano e latino. In realtà le autorità erano alla ricerca di un capro espiatorio per fare contenta la popolazione, trovarono i colpevoli di un delitto che non c’era ma che si voleva. Associano alla crudeltà l’idea di ignoranza e invitano alla moderazione e alla benignità. Piazza aveva indicato Padilla come la persona grande che aveva dato i soldi a Mora. In questo modo erano anche indirettamente riusciti a rivelargli l’imputazione. Si riconobbe il commissario della Sanità come Guglielmo Piazza e le voci si diffusero in fretta. Proprio l’insistenza su questi termini (“non è verosimile”) serve ai giudici per cercare di costruire i presupposti legali e formali per applicare la tortura. Verri dice che le accuse a Padilla furono smentite da tutti tranne che da Mora, Piazza e Baruello, due mossi a mentire dall’impunità, uno dalla tortura. Manzoni ha un intento diverso, dalla storia vuole ricavare osservazioni più generali: ignoranza dei tempi e la giustizia inadeguata non possono essere addotte a giustificazioni per un fatto così iniquo, non era conseguenza necessaria del credere nelle unzioni il ritenere colpevoli gli accusati, nè il torturarli solo perchè la giustizia lo permetteva. Tuttavia, ribadisce ancora Manzoni, essi modificarono la pratica della tortura rendendola meno barbara e fecero posto a una giurisprudenza più ragionata e più ragionevole. Come viene coinvolto? Narra le circostanze dell'arresto di Giangiacomo Mora (Deru). Oltre alla copia stampata ce n’è una manoscritta, ricca di postille dell’avvocato difensore; questa copia appartine al conte Pietro Verri, ma suo figlio il conte Gabriele l’ha concessa a Manzoni per informarsi. Anche il barbiere Giangiacomo Mora ritenne che i muri fossero stati unti. Ergo, è sufficiente essere una persona […] A Manzoni Storia della colonna infame. Le cause di questi comportamenti sono principalmente rabbia e rimore, emozioni non però tipiche solo di quell’epoca, che hanno fatto commettere a uomini non crudeli azioni così malvagie. Negò di conoscere la strada e l’osteria dove Mora aveva detto di averlo incontrato e negò di conoscere anche Don Pietro d Saragozza. Durante la perquisizione due cose insospettirono gli inquirenti: un vaso pieno di sterco trovato in una stanzina dietro la bottega dove il mora viveva isolato dalla famiglia e un fornello con dentro una sostanza giallastra e appiccicosa. Il Padilla venne condotto a Milano il 10 Gennaio 1631, venne interrogato per due volte in Gennaio, e poi un ultima volta il 22 Maggio, in tutti gli interrogatori egli affermò la sua estraneità ai fatti, e venne assolto “non si sa quando per l’appunto, ma sicuramente più di un anno dopo poiché le sue ultime difese furono presentate nel maggio 1632”. Venne nominato un altro difensore per Mora. Basandosi sulle deposizioni del Piazza, che aveva deposto su promessa di impunità, non avrebbero potuto avere un pretesto per torturare il Mora. La sentenza venne eseguita il 1 agosto. Piazza venne torturato di nuovo il 23 Giugno per ordine del Senato con la legatura del canapo (mani tirate su con una corda e sei appeso, si slogano spalle e polsi): la legge non venne applicata a torto, venne proprio ignorata. Padilla era capitano di cavalleria e si trovava con l’esercito nel Monferrato. L’uomo teneva una carta in mano e toccava i muri delle case come se vi stesse scrivendo sopra qualcosa. Innocent victims of a panic which has gripped the populace, Piazza and Mora are found guilty of the imaginary crime of smearing poisonous substances about in the city to induce plague. Interpretando gli uomini tendono a consigliare cose più inique di quelle che può consigliare l’arbitrio; la molteplicità e lo sminuzzamento delle regole è indizio dell’intenzione di restingere l’arbitrio e guidarlo secondo la ragione e verso la giustizia. Egli fu allora imprigionato e interrogato diverse volte. Piazza cercò di inventare tenendosi il più vicino possibile ai fatti reali. Ma questo avverrà solo molto tempo dopo. Riferisce infine che l’edizione dell’opera del Verri ha tardato decenni, forse perché avrebbe minato all’autorità del Senato, che era allora presieduto da suo padre. La colonna infame fu atterrata nel 1778; nel 1803, fu sullo spazio rifabbricata una casa; e in quell'occasione, fu anche demolito il cavalcavia, di dove Caterina Rosa, L'infernal dea che alla eletta stava(75) , intonò il grido della carnificina: sicché non c'è più nulla che rammenti, né lo spaventoso effetto, né la miserabile causa. Rileggere La storia della Colonna Infame di Alessandro Manzoni. Il Mora incalzato sostenne che Piazza aveva ricevuto dei soldi anche da “un non so chi”. Nelle riforme che avvengono per gradi, i primi che modificano pensano di fare una grande cosa, mentre chi viene dopo accusa gli autori, trovando la legge ancora cattiva. Padilla aveva incontrato Mora e gli aveva dato soldi e unguento; Don Pietro aveva poi mandato Mora a riscuotere altri soldi presso banchieri, dietro ordine di Padilla. Quanto alla Storia della colonna infame , sono illuminanti le parole di Giuseppe Rovani che, ne La mente di Alessandro Manzoni (Rovani, 2002, 544 ss. Inoltre Piazza venne torturato una seconda volta, nonostante non fossero pervenuti nuovi indizi, necessari per un’ulteriore tortura. The Infamous Column (Italian: La colonna infame, also known as Pillar of Shame) is a 1972 Italian historical drama film directed by Nelo Risi.[1][2]. Il 23 Luglio venne arrestato il Padilla, che fu condotto nel castello di Pomate. It is 1630, and a devastating plague has descended upon the city of Milan. Il primo scrittore che trattò del processo della Colonna Infame fu il Ripamonti. Esaminarono la scena e parlarono con le persone. Storia della colonna infame. Molto più che della storia del processo, si sono trovate raccolte di opinioni sul processo stesso, di persone che però non si erano adeguatamente informate. Caterina narra poi di come lo sconosciuto fosse tornato indietro e forse stato fermato da un suo conoscente, un commissario della sanità, al quale lei raccontò di quello che aveva visto fare allo sconosciuto in nero. giudici per proferir due condanne, vedremo ora come lavorassero e riuscissero, per. La mattina del 21 Giugno 1630 verso le 4.30 la signora Caterina Rosa, sporgendosi dalla finestra in via della Vetra (nella zone di porta Ticinese-Colonne di San Lorenzo), aveva visto un uomo con una cappa nera e qualcosa in mano, come se scrivesse; riteneva che con le mani stesse ungendo il muro. Giulio Albonico. Proprio perché non esistono basi attendibili per autorizzare la tortura, i giudici si concentrano sulle “inverosimiglianze” del suo interrogatorio: il Piazza afferma di non sapere degli imbrattamenti sulle muraglie delle case e di conoscere soltanto di vista dei deputati con cui si era trovato in una parrocchia (quest’ultimo fatto è ininfluente ai fini del processo). Manzoni aveva inizialmente inserito la storia come episodio nella prima edizione dei Promessi Sposi (1827), tuttavia poi optò per un’opera a parte perchè sarebbe risultato troppo lungo come episodio. Chiesto a Mora perchè avesse dato il vasetto a Piazza, rispose per interesse; conosceva gli altri presunti complici, ma non bene. Storia della Colonna infame, Edizione Nazionale ed Europea delle Opere di Alessandro Manzoni, vol. Ma l'avvenimento che piu' insospettì fu il fatto che fu trovata tra le carte del barbiere una ricetta, della quale questo fu chiamato a spiegarne il contenuto. Nel secondo esame disse di non aver mai avuto a che fare con Mora, Baruello e Magliavacca. Egli riteneva che la presenza di un “pesce grosso”, quale era il Padilla, nella rete della giustizia avrebbe permesso ai “pesci piccoli” come lui di salvarsi. Manzoni non ritiene di aver dimostrato che il lavoro degli interpreti sia stato inutile e abbia anzi peggiorato la situazione, non si può giudicare così nel complesso un lavoro di secoli. Quali scrittori o storici trattarono della vicenda narrata? Questi aveva consegnato al Baruello un unguento ancora da terminare e poi da spargere in giro. Il 23 Padilla si andò a costituire. Interrogarono e torturarono nuovamente Piazza, che confessò ma dovette ripetere la confessione anche non torturato. Impunità e tortura avevano portato a due storie, che però i giudici volevano riuscire a fondere in una sola. Vengono quindi legati alla rota e percossi con dei bastoni fino alla rottura delle ossa e infine, dopo sei ore di agonia, vengono scannati, i cadaveri bruciati, le ceneri sparse nel fiume. Queste voci arrivarono anche al Senato, che ordinò al capitano di giustizia di prendere informazioni, partendo già dal presupposto che l’unzione ci fosse stata. Invano il Mora disse che non era che semplice ranno. Perchè aveva stracciato il foglio? Download with Google Download with Facebook. Interrogato, il Piazza ne nominò un altro, Girolamo Turcone. E’ possibile dividere la vicenda in 3 macrosequenze, che ci aiuteranno nella datazione. Era stato assolto il presunto capo, mentre i presunti complici erano stati condannati: assolvendo il capo hanno praticamente ammesso di aver ucciso degli innocenti. Il Mora nominò Don Pietro di Saragoza (inventato) come intermediario tra lui e il Padilla. Piazza decise di offrire alla autorità degli ipotetico complici del delitto, pensando che altrimenti la tortura si sarebbe ripetuta ogni giorno. Il momento in cui scrive non è quello più adatto a farne la storia in modo imparziale, dato che si sta sovvertendo un sistema. Qualche giorno prima il barbiere Giangiacomo Mora gli aveva detto che gli avrebbe fornito un unguento contro la peste. Inoltre demolirono la casa di uno dei due e al posto di questa fecero erigere una colonna, che ricordasse l’avvenimento. Sarebbe scoraggiante pensare che certe azioni siano dettate da cause non legate all’arbitrio umano, si arriverebbe a negare o accusare la Provvidenza. I Magliavacca sono stati accusati e torturati anch’essi. The Infamous Column ( Italian: La colonna infame, also known as Pillar of Shame) is a 1972 Italian historical drama film directed by Nelo Risi. Immediately the Church and the Inquisition scapegoat the two artisans for the outbreak, and subject them to trial by torture, despite the protests of Cardinal Borromeo. L’accusa di Piazza è stata fatta in seguito a una promessa di impunità, fatto che la rendeva nulla. Pubblichiamo la seconda parte della serie dedicata alla Storia della Colonna infame di Alessandro Manzoni, a cura di Virginia Fattori.Qui la prima puntata.. di Virginia Fattori. Non fu più interrogato e all’assoluzione del Padilla seguì la sua. Inizialmente i giudici erano contrari, però poi acconsentirono. Tuttavia cerca con allusioni e anche lievi modificazioni dei fatti di mettere i condannati sotto una luce migliore. Il 30 Giugno, il Mora venne torturato, confessò il delitto di cui veniva accusato e confermò l’identità dei complici che il Piazza aveva indicato. Ai principali accusati della vicenda (Guglielmo Piazza, Giangiacomo Mora e il Padilla) sono riservate sorti diverse a seconda del ceto sociale a cui appartengono. Mora credeva che la sua accusa fosse di aver fabbricato l’unguento contro la peste senza licenza. Sia il Piazza, commissario di sanità, sia il Mora, barbiere, invece vengono arrestati e poi torturati: inizialmente non confessano nulla, ma alla fine, stremati dalle torture, confessano quello che si sospettava avessero fatto (“dic quid me velis dicere”). Guglielmo Piazza and Giacomo Mora are depicted as two city's artisans (really only Mora, a barber, was an artisan while Piazza was a sanity officer). Allora ricorsero all'espediente degli inverosimili: uno fu il fatto che il Mora continuasse a negare di essere amico del Piazza e che egli fosse mai stato a casa sua, mentre glia aveva al contrario promesso l'unguento presunto salvifico; l'altro fu il fatto che non desse una spiegazione sufficiente del motivo per cui aveva strappato il biglietto. Gli chiesero di ritrattare o essere torturato e nella tortura confermare l’accusa; Piazza venne torturato molto blandamente e confermò l’accusa. Oltre a questi due documenti, Manzoni ha potuto attingere anche a qualche copia delle difese e a documenti autentici dell’epoca, trovati negli archivi. Qual è il giudizio che Manzoni dà delle affermazioni del Verri? (Arma). Inizialmente si lasciava la decisione se la tortura si potesse utilizzare oppure no all’arbitrio, al potere discrezionale del giudice. Messo alla tortura nominò il banchiere Giulio Sanguinetti. Verri sosteneva che nelle leggi non c’era traccia della tortura, quando invece nel passato c’era stata e già molti prima di lui si erano opposti, invitando anche i giudici a non inventare nuove torture; nessuna critica invece è stata mossa per essere stati troppo teneri con un condannato. Carlo Vedano, accusato dal Baruello di essere stato l’intermediario tra lui e il Padilla, fu torturato ma resistette, era l’unico che davvero conosceva il Padilla. Occhi che volevano vedere solamente unzioni in ogni cosa non ebbero difficoltà a trovarle anche in questo caso. Afterwards, a pillar (The Infamous Column of the title) is erected in the square which beheld their execution, with a warning for the masses, to guard against eruptions of public hysteria ever again. Italian. 4 Storia della Colonna Infame ... (tra i quali il nobile Gaetano Padilla, uno dei pochi che evitano la condanna), e l’analisi dei principali giudizi storici sulla vi-cenda succedutisi dal tempo dei fatti a quello in cui scrive Manzoni. All’inizio del processo si trovava in Monferrato con l’esercito, essendo capitano di cavalleria, e quando venne accusato dal Piazza e dal Mora fu costretto a costituirsi il 23 di luglio al castello di Pomate per essere poi portato a Milano il 10 Gennaio 1631. Alessandro Manzoni - La storia della Colonna Infame camente e moralmente impossibile. (1840). Negò, un prete lo raccomnadò a un membro del senato e gli venne offerta l’impunità, che accettò l’11 settembre. Tuttavia secondo alcuni si poteva giungere alla tortura senza indizi così validi, per questo erano alla ricerca di una seconda bugia. Capitolo V- Coinvolgimento del Padilla e uccisione di Mora e Piazza. giovedì 16 luglio 2020 Politica; Cronaca; Esteri; Cultura; Giustizia; Rubriche; Spettacoli; Chiudi Tutte le sezioni Create a free account to download. Chiesero a Piazza se Mora gli avesse chiesto della bava di appestati per l’unguento; inizialmente negò, tuttavia gli tolsero l’impunità perchè non aveva detto completamente la verità; ritrattò con la speranza di riottenere l’impunità. La storia della Storia della colonna infame. 2A. La signora Ottavia Bono l’aveva visto da quando era entrato nella strada, ma non l’aveva visto toccare muri, sembrava scrivesse. Racconta di come dopo questo susseguirsi di eventi si trovarono le mura delle case unte di qualcosa che sembrava grasso e aveva un colore giallastro, versione confermata poi anche da Ottavia Bono. Il servitore aveva parlato con Mora, che gli aveva detto che non aveva mai parlato con uno spagnolo e che non avrebbe riconosciuto Padilla se l’avesse visto; aveva sentito il suo nome e l’aveva ripetuto. A Piazza venne inoltre proposta l’impunità ma non in modo formale, infatti non ce n’è traccia negli atti del processo. https://en.wikipedia.org/w/index.php?title=The_Infamous_Column&oldid=961005983, Films based on works by Alessandro Manzoni, Articles containing Italian-language text, Creative Commons Attribution-ShareAlike License, This page was last edited on 6 June 2020, at 03:52. Accusò anche altri complici e nominò come capo Padilla. Il delitto del Mora era diventato verosimile e lo condannarono come colpevole. A seguito della deposizione del Piazza, il Mora fu raggiunto presso la sua bottega, che fu minuziosamente ispezionata; vennero trovati due elementi sospetti: due vasi ripieni di feci (mentre l'abitazione era provvista del canale di scolo) e un recipiente contenente acqua torbida sul cui fondo era depositata una sostanza viscida, gialla e bianca. Come nota lo stesso Manzoni è molto strano che un colpevole non provi a nascondersi, sapendo che il suo presunto complice e' in carcere da 4 giorni. Dato che non si poteva torturarlo ulteriormente, l’auditore fiscale della Sanità, dietro ordine del Senato, offrì l’impunità, a costo che dicesse la verità. Bisognava chiedergli di ritrattare o essere torturato: se avesse scelto la tortura l’accusa era vera e l’infamia tolta. Una prima macrosequenza potrebbe coprire i capitoli I, II, III in cui si narra dell’arresto del Piazza (avvenuto il 22 Giugno 1630), di come lo torturarono e di come lui, dopo la promessa di impunità accusò il Mora, che venne arrestato il 26 Giugno. Per guadagnare tempo e farsi più meritevole, disse che i soldi che Mora gli aveva promesso dovevano provenire da una persona grande. I due banchieri vennero torturati, ma rimanendo fermi a negare, vennero rilasciati. Fu torturato, nominò altri e ritrattò in cappella e sul patibolo. Alla richiesta di nominare i compagni di Piazza, accusò Foresari e Baruello; li aveva già sentiti nominare precedentemente e temeva di essere torturato perchè i giudici ritenevano non verosimile che non sapesse chi fossero i complici. Su quali basi venne autorizzata la tortura di Mora? L’unica citazione poetica è del Parini, che sostiene ancora una volta la sentenza dei giudici, scagliandosi contro gli untori. Tuttavia quando sospetto e esasperazione non sono frenati da ragione e carità, la moltitudine esegue da sé la sentenza, prendendo per colpevoli degli innocenti, come è successo anche per gli incendi in Normandia. Il Mora si accusava più di quanto lo accusassero i giudici (? Mora conferma l’esistenza di questa persona, ma non dice chi sia. Pertanto, pur lodando gli intenti e le tesi dell’illuminista lombardo, ritiene di dover analizzare le modalità di svolgimento di processo non per dimostrare soltanto che la tortura fosse un male dovuto all’ignoranza di quel contesto storico, ma per evidenziare come fosse una scelta consapevole e terribile e di come la giurisprudenza stessa le avesse posto dei vincoli che non furono rispettati nel processo. Impunità e tortura avevano portato a due storie, che però i giudici volevano riuscire a fondere in una sola. La seconda, Ottavia Bono, racconta, dello stesso uomo, di averlo visto fermo alla fine di un muro di un giardino, e anch’ella sostiene che tenesse una carta in mano: descrive come abbia visto l’uomo porre una mano sopra la carta e poi sfregarla sul muro vicino al quale si era fermato. storia della colonna infame riassunto introduzione si apre con polemica contro giudici che hanno ritenuto di condannare ingiustamente degli innocenti di ergere In particolare la cagione addotta dal Mora era di tipo economico. Il Mora continuava a ripetere le stesse cose, appunto giudicate contraddittorie o insufficienti: che egli conosceva appena il Piazza e che aveva strappato il biglietto senza badarci, in preda alla confusione ingeneratagli dal momento, e che se avessero ricomposto il foglio e letto il contenuto sarebbe stato probabilmente in grado di spiegare cosa fosse (cosa che non venne fatta). Dopo lunghe ricerche, le autorità individuarono Pietro Verdeno di Saragozza come colpevole; lo torturarono, ma lui continuò a sostenere di essere stato a Napoli nel periodo delle unzioni e venne rilasciato. Tuttavia morì il 18 settembre di peste, dopo aver detto a un altro carcerato che tutti quelli che aveva incolpato erano innocenti. Nonostante ciò i giudici arrestarono Mora, lo torturarono con espedienti e poi per rendere l’accusa di Piazza valida effettuarono il rituale necessario per non farlo più essere infame. Manzoni ritiene che Pietro Verri sia caduto in questo errore, enfatizzando l’iniquità delle leggi e la colpa degli autori, vedendo però a posteriori gli avvenimenti nel complesso. La necessità di interpreti ha caratterizzato la storia umana, inoltre questa condizione è succeduta a una peggiore. 33. Prima vengono tormentati con tenaglie roventi, poi, davanti alla bottega del Mora, viene loro amputata la mano destra. (Pave). This paper. Cagione che non solo gettò i giudici nell'indecisione riguardo la verosimiglianza, ma che sul momento era anche opposta a quella addotta dal commissario. (Bona). According to a superstitious belief held by the people, these untori were in league with the Devil, and were responsible for the spread of the pestilence. Inoltre citare proprio il Padilla fra i vari nobili e cavalieri spagnoli aveva un ulteriore vantaggio, dato che era il figlio del castellano e che quindi costui avrebbe fatto di tutto per liberarlo, giungendo anche ad interrompere il processo. Il Padilla, dal castello di Pizzighettone, dov’era stato trasferito, fu condotto a Milano il 10 di gennaio del 1631, e messo nelle carceri del capitano di giustizia. 0. Per quanto riguarda le fonti ha cui Manzoni ha attinto per informarsi sulla vicenda, l’autore ci informa che non sono rimasti gli scritti originali, ma una copia di una parte. Giangiacomo Mora venne prelevato in bottega insieme al figlio dall’auditore di Sanità e dagli sbirri. Ci furono molti altri accusati secondari, ma Manzoni decide di parlare solo di Mora e Piazza perchè sono sempre stati considerati i principali colpevoli. La legge romana non diceva di più: era ad arbitrio del giudice ascoltare prima gli indizi e poi decidere nel caso di utilizzare la tortura, se l’avesse ritenuto necessario. Padilla venne processato come capo dell’operazione ma alla fine assolto. Sostenne di essere a Napoli in quel periodo e confermò le sue parole anche se messo alla tortura. Che cosa accadde di loro? Chi è il Padilla? Suo padre chiese che venisse sospesa la sentenza a Piazza e Mora, ma i giudici negarono perchè era ciò che voleva il popolo. Perché era importante la "cagione"? Essa era fondamentale alla validità della confessione in quanto valeva il principio che "nessuno commette un delitto senza cagione"; di conseguenza nessuna confessione pronunciata sotto tortura aveva valore "se non c'era espressa la cagione del delitto". (era una prova della sua frode e voleva distruggerla). Capitolo IV-Interrogatorio e condanna Mora. Download Full PDF Package. Release date. Manzoni sostiene che il suo precursore, il conte Pietro Verri, abbia fornito un'interpretazione sbagliata sul ruolo assunto dagli scrittori (dal Verri chiamati criminalisti interpreti) nella descrizione della pratica processuale "italiana" nel corso dei secoli (dal XIII secolo in poi). Che ne dissero? Storia della colonna infame, Alessandro Manzoni, 1840 Di Gianluca Cinelli Piranesi - Carceri Nel 1840, pubblicando la versione definitiva dei Promessi sposi, Alessandro Manzoni aggiunse in appendice al volume un breve scritto noto come la Storia della colonna infame, dedicato alla ricostruzione storica del processo che a Milano nel 1630 vide due uomini imputati e… I saggi legislatori e anche i primi interpreti cercarono giustamente di limitarlo. Il primo a nominarlo è il Piazza di sua spontanea volontà per cercare di salvarsi; lo accusa di essere la persona grande che aveva finanziato le unzioni. Venne catturato e torturato insieme all’altro banchiere accusato da Piazza, ma continuarono entrambi a sostenere la propria innocenza; vennero quindi rilasciati. Tuttavia la confessione non era valida se non era espressa la vera ragione del delitto. Un uomo viene visto aggirarsi in modo sospetto all’alba: non solo cammina ostentando furtività, ma si mette anche costantemente le mani su bocca e naso. Piazza si deve considerare colpevole perchè, nonostante fosse innocente per le unzioni, aveva calunniato e accusato un altro innocente, condannandolo ad altre sofferenze. Il 22 maggio fu sottoposto a un terzo esame e gli raccontarono la loro versione della storia. Anche ai giudici parve strana la relazione tra il barbiere e il commissario spagnolo, così chiedero a Mora chi fosse l’intermediario: nominò Don Pietro di Saragozza, almeno questo personaggio inventato. Tuttavia ritiene utile questa presentazione, perchè nel racconto successivo mostrerà che l’autorità di questi uomini non è stata sufficiente. Come rendere però accettabil l’accusa di un infame? Capitolo I-Descrizione “crimine” e arresto Piazza. Nelle Nuove Costituzioni promulgate per ordine di Carlo V la tortura non è neanche nominata; in altri atti legislativi è intimata come pena, non come mezzo per ottenere prove. Era inverosimile che Padilla, un comandante spagnolo, e Mora, un semplice barbiere, si conoscessero direttamente: intimato di indicare un intermediario, Mora nominò Don Pietro di Saragozza, personaggio di fantasia. Tuttavia in prigione ha poi rivelato che non conosceva Padilla e non l’avrebbe riconosciuto. Giudicarono inverosimile che non avessero avuto contatti, dato che si fa ungere una persona di cui ci si fida. La casa di Mora viene demolita, lo spazio viene definito non edificabile e si costruisce la colonna di infamia. Capitolo VI-Processo a Baruello e Padilla. READ PAPER. A entrambi furono poi comunicati gli atti, gli vennero dati 2 giorni invece di 3 per presentare le difese e asseganti avvocati d’ufficio; quello di Mora si rifiutò perchè non aveva le qualità necessarie per farlo. .... Manzoni ritiene che questi privati e non legislatori, dopo aver attinto a varie leggi o all’idea universale di diritto, idearono una legislatura criminale, o aprirono la strada per questo. Quando l’auditore gli porse la ricetta dell’unguento, Mora la strappò, mentre avrebbe dovuto darne spiegazioni. Si pone così in contrasto non con le conclusioni del Verri, ma con i ragionamenti che vi hanno portato. Tuttavia l’ingiustizia poteva essere vista da chi la commetteva e se si sono comportati in questo modo è stata per loro decisione. Non esistono delle “prove schiaccianti” contro il Piazza tali da poter giustificare (se mai ciò sia possibile) la tortura ai suoi danni autorizzata dai giudici (ricordiamo che il Piazza è stato arrestato in seguito alle testimonianze di due donne, senza l’aggiunta di alcuna prova). Altra circostanza assai rilevante in cui i giudici forzarono l’interpretazione della legge è la cattura del Mora. Il complesso di leggi non aveva un intento generale e chi le interpretava assumeva il ruolo di legislatore. Il 21 luglio furono consegnati a Mora e Piazza gli atti posteriori alla ripresa del processo e vennero loro dati 2 giorni per le difese; scelsero questa volta un difensore, consigliati probabilmente da quelli d’ufficio. Il 22 Giugno Guglielmo Piazza fu arrestato; la sua sicurezza e il fatto che non era fuggito furono presi come indizi di colpevolezza; frugando nella sua casa non si trovò nulla, altro indizio di colpevolezza. Tuttavia in seguito cominciarono a modificare il linguaggio, fino a stabilire la regola contraria, che gli indizi non sono arbitrari del giudice. Torturarono Piazza la prima volta nonostante il diritto romano dicesse che non era possibile cominciare dalla tortura e se ciò fosse concesso, sarebbe stato solo in conseguenza di indizi verosimili e chiari. Nel 1630 dei giudici accusarono Giangiacomo Mora e Guglielmo Piazza di essere untori, li torturarono per ottenere una confessione. Gli chiesero se sapeva che erano state unte delle mura in Porta Ticinese e alla sua risposta negativa si oppose il fatto che questa affermazione “non era verosimile”. (Masca). Racconta che le sorse il sospetto che fosse un untore, e per controllarlo si spostò ad un’altra finestra dalla quale vide che effettivamente l’uomo stava toccando il muro. Egli affermava di aver ricevuto ordine dal barbiere di ungere in cambio della promessa di un'ingente somma di denaro. ... Il Padilla verrà interrogato, ma alle sue negazioni si risponderà con la scarcerazione e la caduta delle accuse a suo carico; un personaggio troppo importante per inimicarselo. Capitolo V- Coinvolgimento del Padilla e uccisione di Mora e Piazza. Inizialmente il Mora, arrestato col figlio, pensò che fossero venuti perche' distribuiva un unguento senza licenza. Piazza venne torturato, ma non sapeva di cosa fosse accusato, quindi non sapeva cosa eventualmente confessare. Alla fine della strada si sfregò le dita contro il muro, probabilmente per pulirsi dall’inchiostro. È dalle sue memorie difensive (una stampata, una scritta e con le annotazioni del difensore) che il Manzoni afferma di aver ricostruito la vicenda. Il figlio Gaspare non calunniò nè se stesso nè altre persone; lo torturarono ma non disse niente. Si diceva che Matteo Volpi fosse stato presente a un colloquio tra Mora e Piazza in cui comunicava che gli avrebbe dato l’unguento. La bugia dell’imputato era considerata un indizio per la tortura, purchè avesse a che fare col crimine e fosse provata o da due testimoni, o da una confessione. I tribunali intervanivano solo per sottrarre l’accusato all’ira della folla. Oltre a questi due documenti, Manzoni ha potuto attingere anche a qualche copia delle difese e a documenti autentici dell’epoca, trovati negli archivi. Ai giudici disse che era stato Mora a consegnargli l’unguento pestilenziale da spargere sui muri per diffondere il contagio, in cambio di soldi. Spinola morì durante l’assedio di Casale il 25 Settembre, di malattia. Sotto tortura il Baruello non confessa, ma dietro promessa di impunità, l’11 Settembre 1630 inventa una storia in accordo con quella del Piazza. Mora venne interrogato in merito alle sue relazioni col commissario, al quale aveva solo parlato dell’unguento.