Noi siamo una genia di ribelli e nello stesso tempo siamo gli eletti. E' una visione profetica di Gesù. Il mondo, la natura, le città, private della luce di Dio, sono in attesa di Lui e del suo intervento. Questo potere di attrazione lo esercita su tutti e lo rende sposo dell'umanità. E' una novità che è venuta con la morte e resurrezione di Gesù. Il problema grave non è la caduta, ma è il pensare di poterci rialzare da soli. Qui però dice anche che il Signore li guarirà, quindi è un completamento dell'Esodo. Sembra che il Signore proponga a tutti la nudità della Pasqua. Questo sembra essere il cammino di tutti i cristiani: la Parola vuole mitezza e può portare alla persecuzione. Pietro chiede di stare con Gesù, ma Lui non glielo concede. Nel calice della passione c'è la via della speranza. Il vangelo ci fa vedere fino a che punto giungono questi cammini paralleli fra Israele e le Genti. Forse, collegato al vangelo, significa che non è sufficente lamentarsi, occorre essere consapevoli e mettere in pratica gli insegnamenti del Signore. Nel vangelo il rapporto Signore/servo ha un evoluzione molto forte perché diventa la consegna del servo alle genti, un ulteriore rilievo dato alla sua mitezza. Già all'inizio si parla delle labbra e della lingua del Signore, la cui parola è un fuoco divorante. 15-3-01 Is 59, 16-21; 2 Co 12, 7-10; Lc 22, 35-38 (Francesco). L'ammonizione circa la sterilità della terra e le casa senza figli, sembra una conseguenza dell'avidità. 40-55) – Volume secondo Commento teologico al Libro del Profeta Isaia … Anche noi viviamo la realtà di un Signore già dato, ma anche da attendere. Anche il velo sul volto di Mosè e sul nostro cuore viene tolto da Gesù. C'è solidarietà. - I poveri cercano, ma non chiedono; ed il Signore ascolta e non abbandona. C'è un invito a nascondersi per un momento, un attimo: come un attimo è la visione della gloria di Gesù trasfigurato. 41 del profeta Isaia appare sempre più orientato verso la liturgia di domenica prossima (III TO, anno C). Al vs 2 "massacro" in greco è "sgozzato" espressione che nell'Apocalisse è applicata all'Agnello. Prepariamo il nostro cuore chiedendo perdono dei nostri peccati. Chiediamo perdono per tutti i nostri giudizi espressi non in direzione della vita e della speranza. Il Signore però ci ama e, a differenza di Babilonia, non saremo distrutti. Chiediamo perdono per quando abbiamo pensato che le nostre ferite sono più grandi del dono di Dio. Il Profeta parla con pace della vicina rovina di Gerusalemme; chiediamo di poterlo fare anche noi pensando alle nostre personali rovine. Isaia - Capitolo 1 I. PRIMA PARTE DI ISAIA. - Il Signore chiama a testimoniare. - Nella lettera ai Corinti dice: "Quando verrà ciò che è profetato". Preghiamo anche per il padre di Luca Neri, che il Signore ieri ha chiamato a sé. Il profeta descrive non cose passate o future, ma la realtà di oggi. Il compimento delle letture antiche in Gesù, che abbiamo visto ieri, è in singolare armonia con la figura del servo che oggi troviamo nel libro di Isaia. La realtà di Dio è dentro a tutte le cose per come Lui le visita. - vs 6: ricorda la passione secondo Giovanni, quando Gesù dice ai suoi discepoli "non vi chiamo più servi, ma amici". Il Signore tenta di riconciliare l'unità della nostra persona in Gesù. - Segno sulla mano: richiama Apocalisse quando parla dei sigilli e del segno sulla fronte che hanno gli eletti. 27-2-01 Is 52, 13-53, 6; 2 Co 7, 8-16; Lc 20, 41-44 (Francesco). C'è continuità nel dono di Dio; la sua grazia si estende di generazione in generazione. Alla fine per Israele rimarrà solo un piccolo resto impotente. Bisogna andare incontro alla Parola con animo umile e mite, per apprenderne anche il "respiro". - I primi due versetti continuano il discorso su cieli e terra nuova. Dovunque si celebra il dolore dell'uomo c'è quest'offerta, questa fecondità segreta del dolore. Non si deve cercare la luce che non illumina, i tizzoni che si spengono, il fuoco che non può scaldare; bisogna cercare il Signore che è l'unica nostra luce per poter poi essere luce per i fratelli che incontreremo oggi. 3-4-01 Is 65, 17-25; Fil 3, 1-11; Lc 23, 56b-24, 12 (Francesco). - vs 7-8, "breve istante": fanno capire che Dio non è mai lontano da noi. Così questa casa (casa della carità di San Giovanni in Persiceto) è un giardino perché c'è gente che vuole bene. In questo si può inserire quanto dice Giacomo: le opere sono anzitutto l'opera di Dio per noi e per i popoli; la nostra opera è la lode di Dio che si estenderà fino ai confini della terra. Oggi questo quadro si arricchisce di elementi importanti riguardo l'aspetto della gratuità della condizione di sposa. Al vs 19 nei LXX si parla di una perplessità che colpirà la terra che, per l'angoscia, non saprà più pensare a quello che sta succedendo; questo viene ripreso in Lc 21, 25 (angoscia dei popoli in ansia). LIBRO DEL PROFETA ISAIA - 1. L'ebbrezza dal mattino alla sera (vs 11) ricorda l'invito dell'Apostolo a non ubriacarsi di vino, ma di Spirito Santo. La sentinella richiama Pietro che vuole tenere desti i fratelli con le sue esortazioni finché rimane in questa tenda terrena. C'è continuità fra missione e grazia del consacrato e missione e grazia di tutti noi. La più grande fatica non è accettare che ci siano i peccatori, ma che il vangelo sia fallito. Alla fine del vs 6 manca la parola "grembo" che ha rilievo nel testo di Gv 13 (l'unigenito è nel grembo del Padre), ed anche nell'ultima cena dove dice che il discepolo amato è nel grembo di Gesù, una posizione molto intima. Questo è importantissimo; noi ci stanchiamo di pregare e di sperare, ma lui no. - Dispiace trovare, dopo la preghiera di Ezechia di ieri, questo "passo falso" di oggi. Il Signore si fa carico di tutte le infedeltà di Gesusalemme; solo il Signore, il servo, passa attraverso il calice della morte. Il tributo da pagare a Cesare porta la sua effige, mentre i figli di Dio non hanno bisogno di denaro; il loro riscatto è totalmente gratuito, perché appartengono ad un'altra economia. Noi rompiamo un'alleanza, ma il Signore è fedele. Sia in Isaia che nel vangelo si descrive il fatto che, anche nella perdizione, c'è speranza e possibilità di recupero. - E' una preghiera provocatoria nei confronti di Dio e sembra un dato irrinunciabile per Dio che sempre interviene. E' una situazione di muro a muro; una situazione drammatica. - Le parole del profeta sul sabato, sul tempo dedicato al Signore, vengono illuminate dalle parole della Regola sulla povertà. Acclamate popoli il nome del Signore Dio d'Israele! - vs 9: "superbia ed orgoglio" che il Signore ha deciso di svergognare. - Come può essere vissuta nel quotidiano l'apocalisse di Isaia? Ma il Padre rivela ai piccoli la vera luce (ci vuole umiltà). Quindi possiamo sì essere guardiani l'uno per l'altro, ma, prima di tutto, siamo tutti pecore. Anche Paolo parla di dolore (tristezza), secondo Dio, che è il dolore del pentimento perché riconosciamo di essere stati anche noi quelli che non hanno capito. Bello al vs 21 "i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te"; è una voce che ti guida, ma non si impone e ti segue quasi sommessa. Facciamoci coraggio, abbiamo un maestro potentissimo che ci insegna la carità. E' importante, in questi giorni in cui si vive la festa della Casa della Carità e si ricorda il suo inizio, passare attraverso la festa degli Angeli. Questo è molto bello perché la fortezza della città è appoggiata sulla fiducia stabile del Signore. - Il riscatto dalle sue sofferenze e dai suoi peccati, promesso oggi dal Signore a Gerusalemme, e la grazia, fatta a Pietro nel vangelo, di riconciliarsi con Lui dopo il rinnegamento, ci danno grande speranza. Isaia ed altri profeti la criticano. - vs 1: "si è avvicinata la salvezza"; anche il vangelo parla della vicinanza del Regno; è il Signore che si fa vicino ed offre la salvezza a tutti. C'è il rischio, è vero, di farne un atto dovuto e devoto, ma è un atto irrinunciabile della nostra vita per chiarire che ogni bene viene dal Signore. Dal vs 9 c'è cambio di soggetto e si dimostra che c'è consapevolezza del peccato e quindi possibilità di ravvedersi per ricominciare da capo. Questo è lo scopo della sua Parola. La salvezza dell'Eterno (significato del nome Isaia) può allora essere rivelato più avanti nella persona di … - Tutti i segni di distruzione del brano di Isaia si possono collegare alla seconda lettura dove Paolo è in prigione, solo e abbandonato. In queste parole c'è tanta forza e profondità. Tutto il discorso dell'orgoglio e della ricchezza fa capire che in essi manca la possibilità di generare. O profondità della sapienza e della scienza di Dio! La grandezza dell'amore di Dio è infinita: se Lui lavora lasciamolo fare, lo Spirito Santo ci guiderà. - Rispetto al vangelo queste persone che si tirano addosso i guai non possono essere assimilate ai peccatori; sono infatti gagliardi, forti, vedono le opere del Signore, mentre i peccatori che si raccolgono nella casa di Matteo sembra abbiano molto bisogno di Gesù. - vs 9: c'è un forte invito a Dio di sorgere. - La parola di Dio, oggi ascoltata, è molto ricca. Anche per distruggere il male Dio deve farsi bambino. I grandi popoli sono strumenti La distruzione dei piccoli di Babilonia (vedi anche Salmo 136) ci dice che sarà sterminato l'avversario (il male) sin dalla radice. - vs 13 seconda parte: trova conferma nel testo del vangelo dove il cieco trova grande consolazione nell'opera del Signore. Dio agisce indebolendosi, spogliandosi. - La visione che oggi contempliamo inizia con una nota storica: "Nell'anno in cui morì Ozia". 21-2-01 Is 51, 1-8; 2 Co 5, 11-17; Lc 19, 45-48 (Fratelli della Dozza), La benedizione e la salvezza sono per tutti. Chi osa dire che il Concilio è stata una sventura, sbaglia di grosso; la durezza del giogo era arrivata a limiti insopportabili. Gesù nel vangelo dice: "lasciate che i morti seppelliscano i loro morti", a dire che ci sono dei vivi che è come fossero morti perché alleati con la morte. Nella pace del cuore, affidiamoci quindi alla misericordia di Dio. Il confronto fra ascolto della parola e culto dà il primato all'ascolto. - vs 3: i capi che sono fuggiti insieme, i prodi che sono catturati, ricordano la fuga dei discepoli quando Gesù viene catturato. Anche l'ombra della croce, che spesso ci spaventa, è l'ombra di Gesù. - E' una grande grazia vivere nel tempo di Gesù, perché questo consente di riferire a Lui tutte le parole delle Scritture. Isaia. Soffre volontariamente e, nel silenzio, offre se stesso. Un Dio attento che vede ed interviene in una condizione di grande solitudine: "non c'era uomo", non c'era intercessore. Sono piccoli perché agli dei del mondo appaiono poco intelligenti, poco capaci, ma agli occhi di Dio sono i più importanti. Le due mani nello stesso piatto, Gesù e Giuda, sono la sintesi del dramma dell'impurità. Le tribolazioni che ieri ci portavano ad un sentimento di pazienza, di attesa e di speranza, oggi viene detto che sono occasioni per cercare il Signore. L'ultima parte di vs 3 è tradotta in modo un po' temerario, in ebraico è: "Con tutto questo lui farà fiorire il diritto verso una pienezza di verità". Ogni annuncio del vangelo è un'esclamazione gioiosa alla luce di Dio prima di essere annuncio al fratello. Dio agisce proprio nel male con grande determinazione e delicatezza. Quando nel 1975 sua moglie ebbe un grave incidente, ricordo che, mentre l'accompagnavo all'ospedale, ripeteva: "Ma Cristo esiste". Struzzi, strani e statici, sciacalli aggressivi e cinici. L'alternativa è ammazzarsi l'un l'altro. - E' importante notare che all'inizio c'è proprio il verbo "Canterò": è quindi un canto, non un'imprecazione od una minaccia, un canto d'amore. 9-11-00 Is 22, 1-5a; 1 Pt 2, 4-9; Lc 19, 1-10 (Giovanni). In conclusione si parla sempre del servo ubbidiente e fedele che, in questo modo mite, porta il suo messaggio di salvezza. Domenica scorsa (festa della Sacra Famiglia) Maria e Giuseppe non capivano, non sapevano come sarebbe andata a finire e questo è molto incoraggiante, possiamo non capire anche noi. Ad esempio, questo capitolo si è andato concentrando su Dio; dopo c'è stata la confessione, ed al vs 15 viene presentato il Signore che "vede". Siamo grati al Signore che elegge i poveri. Misteriosamente rimane madre di figli che non ha allevato. Israele avrà signoria sugli altri popoli, tutto questo è profezia della morte e resurrezione di Gesù. Il leone morirà per i tanti pastori, ma questo è il miracolo che celebriamo nell'Eucarestia. E' la severità della vita che fa scoprire la sete, ma noi anche senza volerlo escludiamo molti. - vs 10: tutti i tempi dei verbi passano dal passato al futuro ed il discorso diventa chiaramente profetico. Questa è preparata e prodotta dalla preghiera. Gerusalemme deve farsi accogliente con tutti quelli che vengono descritti in condizioni di povertà. "Io" di vs 3 è molto bello. - Oggi la Regola ci ha parlato della speranza nel Padre ricco di misericordia e la misericordia è anche al centro del brano del profeta Isaia. Queste bestie forse non rappresentano solo Israele, ma tutte le popolazioni dei lontani. Un rapporto quindi che non ci spaventi, ma ci permetta di godere delle sue stesse benedizioni. - Bella la prima parola: "aggiunse". - In altri passi si dice di ascoltare la voce del Signore: Gen 3, "Ascoltarono la voce del Signore"; Salmo 94, "Ascoltate oggi la sua voce"; Gv 10, "le pecore ascoltano la voce del pastore". C'è un dialogo che si svolge nel cuore delle persone: la via della pace va trovata nei tentativi di mettersi d'accordo sulle cose che ci dividono, ma più di tutto sul fatto di andare tutti insieme verso Gesù. - vs 7: il velo che viene tolto dalla faccia dei popoli è citato nella vicenda di Davide che si coprì il volto in segno di lutto per la morte del figlio Assalonne. Siamo noi che "non vediamo" e spesso nell'esperienza quotidiana notiamo che proprio quello che a noi sembra "insufficente" diventa il sostegno di tutta la nostra fede. C'è universalità nel vangelo perché chiunque lo riconoscerà verrà perdonato. Tutto può esserci tolto perché le cose belle che abbiamo ci sono state tutte donate: noi siamo quell'umanità morta per la quale questa madre piange. Il timore davanti alla santità di Dio è un elemento importante. E' una misura di misericordia che sembra un po' il contrario di quanto detto oggi, ma le due immagini si completano. Alla fine i due ultimi versetti parlano dell'acclamazione dei popoli, del loro rallegrarsi per il Signore; poi le genti lontane danno gloria al Dio d'Israele. "Togliere" è come una presa di posizione del Signore per tutto il male che viene dall'idolatria. In Lc 6 parla della misericordia, di cui ci sarà versata nel grembo una misura traboccante. Ma viene il Signore a rovesciare la situazione. - vs 2: c'è un riferimento a quando Gesù dice che non è venuto a portare la pace, ma la divisione. - Ieri, oggi, e domani, i brani iniziano con "svegliati". - I versetti del Libro del Profeta Isaia che leggiamo oggi sono una bellissima descrizione della comunione d'amore del Signore con tutti noi. L'immagine desolata dei luoghi vuoti, abitati da animali repellenti, è la descrizione del cuore dell'uomo quando è vuoto, quando in esso non c'è il Signore (vedi vs 11 che riprende Gen 1, 2: "Terra informe e vuota"). Nel testo di oggi la tribolazione porta gli uomini ad essere beffardi e ad allearsi con la morte. 20-10-00 Is 14, 3-21; Gc 3, 7-12; Lc 6, 12-19 (Francesco). Il mistero dell'uomo dei dolori è il mistero di Gesù, di ogni vita, dell'umanità tutta. L'orazione della messa ci dice che ha fatto della sua vita un grande banchetto di carità per i poveri. Non c'è la parola "fermezza", ma "verità" ed al vs 4 dice "anche lui non si estinguerà e non verrà meno". Dio non si pone nella nostra razionalità che direbbe: "L'Egitto ha fatto male, peggio per lui! Dio ha il suo sguardo compassionevole su di noi ogni volta che siamo in una situazione difficile e vuole che ci si aiuti a vicenda. L'origine di quest'azione positiva è quindi una rinuncia, un astenersi da cose che ci piacciono; per questo è normale che la carità sia faticosa. - Appena la voce dice "grida", ne segue "io rispondo". Il modo di rivestirsi di corazza e manto è la nudità della croce: non ha altro che se stesso da offrire per il popolo d'Israele e per tutto il mondo ("occidente e oriente"). Questa non è prigionia del nemico. Unisce l'ascolto della Parola ad una condizione di grande umiliazione: il cammino nella Parola è anche cammino nella croce. Anche l'immagine della natura riconciliata, impossibile storicamente, ci incoraggia a pensare che siamo vicini alla fine. Al vs 19-20 il re non viene sepolto, rimane fuori, vagante, non avrà parte nella resurrezione perché ha rovinato il suo popolo. - Dopo l'incontro di ieri con la donna Samaritana (di cui si è parlato nell'incontro delle donne a Dozza), alla quale Gesù fa capire con gran delicatezza che è lei l'assetata, è bello che oggi il testo cominci con "O voi tutti assetati venite all'acqua"; è un regalo per tutti noi. Negli ultimi versetti il servo viene investito di una forte funzione, un'azione divina: vegliare. E' interessante che questo cammino abbia un momento di vergogna, un'esperienza del peccato che delude. Chiedere perdono significa riconoscere che spesso ci lasciamo trascinare da pensieri che non vengono da Dio, ma da noi e ci rattristano ed angosciano. Lui vuole portare tutti al Padre. Chiediamo dunque al Signore di liberarci da tutto quello che ci impedisce un affetto semplice e pieno per Lui e per tutti. Tutto avviene perché ci sia un popolo che narri le lodi del Signore. 16-9-00 Is 3,16-4,1; 2Tm 2, 22-26; Lc 1, 67-80 (Francesco). Chiediamo al Signore che ci purifichi da ogni vanità esteriore, come ci indica oggi il profeta Isaia, ma soprattutto interiore. La distruzione assoluta serve per uscire dalla ciclicità (notte-mattino), per giungere ad una situazione nuova, definitiva, nel Signore. Tutto questo dentro l'invito di svegliarsi e di alzarsi (verbo della resurrezione). Accanto alla gioia, c'è la pace. E' un testo importante per l'invito al canto, dove (vs 2) il canto è il Signore. Gerusalemme siamo noi, con tutte le nostre fatiche. La vera carità nella misericordia è l'essere sempre partecipi al grande movimento che Dio ci mette intorno per salvarci (notare la complessità di persone e luoghi nella conversione di Paolo). - vs 8: è molto solenne. Questo verbo "portate" è lo stesso che ieri era tradotto "venite" e che sembrava avesse come destinazione il Signore; oggi è rivolto verso i fratelli e mostra così una continuità fra una conversione verso Dio e l'amore per chi soffre. E' una sapienza nuova, quella vera, che ieri l'Apostolo ci diceva essere lo spirito di Cristo. - I popoli che in questi giorni si sono avvicendati nel testo d'Isaia, lo hanno fatto perché il giudizio su di loro potesse essere accostato a quello d'Israele. Questo riguarda tutti: nei confronti della parola di Dio e del suo mistero noi siamo sempre sordi e ciechi, da questo non è esente neppure il servo del Signore, l'eletto, il protetto (vs 19). Gli angeli ci ricordano che siamo destinati alla casa del Padre. Al cap 6 la chiamata d'Isaia da parte della santità di Dio l'aveva costretto al silenzio. - Non è chiaro se vada bene mostrare così l'intimità della propria casa.