Il segno della sponsalità di questa donna sono i figli, non il marito. Le porte abbattute (vs 12) non sono un segno negativo: le porte della città di Dio saranno sempre aperte ("non si chiuderanno mai perché non verrà mai notte", dice in Apocalisse). - Le ultime parole d'Isaia sono una specie di riassunto del libro, dove abbiamo trovato grandi vittorie e grandi sconfitte. C'è una salvezza e una guarigione continua. - vs 2: colpisce la convocazione cosmica "Udite, cieli; ascolta, terra" attorno alle parole che rivelano i sentimenti di Dio. E' un silenzio delicato perché sembra una sconfitta, una rinuncia alle ragioni. Anche noi dobbiamo vedere nelle tribolazione un segno del Signore e occasioni per ricercarlo. Oggi infatti si parla di "vaneggiamento" e questo denota un atteggiamento di superiorità che porta al disprezzo. Nel vangelo la vicenda di Gesù corre verso la soluzione finale, qui invece nel rapporto personale fra il fedele ed il Signore c'è la possibilità di modificare la volontà di Dio. Il vs 3 dice che ad Efraim toccherà la stessa storia di Israele: distruzione, ma anche gloria. Qui non ci sono più regimi, ma solo l'annuncio, che è la Pasqua, è il perdono, è la Resurrezione. - vs 5: si vede che anche la casa dei popoli è in cammino rispetto alla luce del Signore. - Il brano di oggi è una precisazione del tema di ieri: il giudizio di Dio su tutto ciò che tende ad innalzarsi. Questo verbo "portate" è lo stesso che ieri era tradotto "venite" e che sembrava avesse come destinazione il Signore; oggi è rivolto verso i fratelli e mostra così una continuità fra una conversione verso Dio e l'amore per chi soffre. Questi figli sono il suo abito nuziale, che indica quasi un'unione fra maternità e sponsalità. Nella seconda ipotesi il nuovo tipo di espiazione dell'iniquità comporta la distruzione dell'altare del tempio, di tutto quello che vi è di sacro. La storia del mondo è vista come una successione di fatti inevitabili. - vs 2: non c'è "crescerà", ma "ci sarà" un germoglio per la bellezza e la gloria. Chiediamo che il Signore, perdonando i nostri peccati, faccia giungere la luce della fede in tutti i cuori. Ai cani muti e sonnacchiosi d'Isaia si contrappone Gesù che, di mattina presto, insegna. - vs 13: "un fiume di pace"; in italiano manca la parola "pace"e si perde quindi la promessa di consolazione. - L'indicazione generale è quella che bisogna fare attenzione a come si ascolta il Signore. Quel giudice che si converte (nel vangelo) ancora una volta ci mostra la differenza fra Dio e gli altri dei che non combinano niente: invece il nostro Dio si muove bene verso la miseria dell'umanità. "Su di te si stenderà l'ombra dell'Altissimo" dice l'Angelo a Maria. Solo a partire da Gesù c'è la possibilità di una nuova umanizzazione. Riguardo a Dio c'è una forte affermazione della sua persona ed un richiamo forte all'ascolto della sua parola. Possiamo metterci nelle mani del Signore con spirito fanciullo, certi che Gesù è la luce serena che il Padre ha mandato in mezzo a noi. Incominciamo quindi chiedendo perdono per tutte le volte che siamo stati poco attenti, rozzi e persino violenti con le persone che incontriamo ogni giorno. - Dopo l'incontro di ieri con la donna Samaritana (di cui si è parlato nell'incontro delle donne a Dozza), alla quale Gesù fa capire con gran delicatezza che è lei l'assetata, è bello che oggi il testo cominci con "O voi tutti assetati venite all'acqua"; è un regalo per tutti noi. Anche Stefano (At 7) alla fine del suo discorso parla di questo tema. Israele, che ha avuto questa luce, è chiamato a camminarre in essa. - Importante l'attenzione che Dio ha per gli oppressi; vuole che gli altri li soccorrano. Ci ricordano che tutto quello che avviene è dentro ad un disegno più grande di misericordia. Per "vedere" è usato un termine non comune nell'ebraico; forse è un vedere particolare, non esteriore; infatti tutti gli eventi che vengono descritti sono visibili solo all'interno della Parola. E' bello che il Signore ogni tanto ci tiri su di morale, come fa anche nel vangelo in cui ci dice che è importante essere sempre ubbidienti a lui. - La parola di Dio, oggi ascoltata, è molto ricca. Il Signore li cerca nelle situazioni in cui si trovano. - Questi versetti sono il riassunto di una vita: quella del servo. - La corona sembra essere di fiori. E' Lui che dice e fa, non l'uomo. E' da notare che si tratta di un discorso rivolto alle donne; ieri la donna era protagonista sia del vangelo, che del testo profetico. Dobbiamo sentirla rivolta a noi tutti, perchè ciascuno di noi ha una qualche responsabilità verso altri. 20-9-00 Is 5, 8-17; 2Tm 4, 1-8; Lc 2, 22-35 (Francesco). La preghiera è la nostra via di salvezza, ma la preghiera più perfetta è "Fai tu quello che vuoi". Colpisce che dica: "Quando offrirà se stesso in espiazione, avrà una discendenza, vivrà a lungo". In ogni caso infatti è l'opera di Dio che si compie. In Giuda al vs 19 parla di divisioni (separazioni). Ma viene il Signore a rovesciare la situazione. - E' importante oggi che la Regola ci ricordi i quattro Santi ed in modo particolare Sant'Ignazio. - vs 15: "guai a quanti vogliono sottrarsi alla vista del Signore per dissimulare i loro piani"; richiama Adamo ed Eva che, dopo il peccato, vogliono sottrarsi alla vista di Dio. - Impressiona che, anche oggi come ieri, il brano del profeta Isaia inzi parlando della situazione povera ed isolata della città e del popolo. - Il canto d'ingresso ci ha invitato a chiedere al Signore la sua luce e, per felice combinazione, la Regola ci ha ricordato la preghiera del Lume Celeste. Anche Renato della casa della Costanza ieri è tornato al Padre alla luce di questa speranza. Il mistero di questa terra è grande. Ci fa bene incontrarci ogni giorno col nostro "impossibile" per affidarci a Dio e alla sua misericordia. Dal «Prologo al commento del Profeta Isaia» di san Girolamo, sacerdote(Nn. Questo vale per il nostro rapporto con Dio e fra noi. Le stesse vicende a volte avvengono per colpa del popolo, a volte non c'è colpa, sono gli oppressori che agiscono sulla vittima (Israele). Mi sono venute in mente le parole di don Umbero circa i problemi insormontabili che avrebbe avuto la grande Chiesa col passare degli anni e sulla necessità di occuparsi della "chiesa piccola", che lui chiamava "chiesa underground". Se non fosse così saremmo idolatri perché ci attribuiremmo la storia. E' un testo importante per l'invito al canto, dove (vs 2) il canto è il Signore. Sollecitare che Lui venga, riconoscerlo nelle nostre umiliazioni, là dove dobbiamo essere salvati, ci consente di trovarlo. - vs 16: improvvisamente illumina una parte del vangelo di domenica riguardo il problema delle parole buone o cattive. Il discepolo del Signore è un uomo mite e disincantato, sereno per la certezza dell'amore del Padre per tutti e per tutto. Chiediamo che ci venga data la grande grazia di una preghiera, di un grido che ci riconsegni alla infinita carità del nostro Padre. Al vs 12 Dio fa riemergere per un istante il significato vero: l'invito a noi, affaticati ed oppressi, ad accogliere il suo giogo per riposare. In realtà la applica, ma a sè: non muore l'adultera, ma morirà lui. Oggi la Chiesa ricorda san Damaso, il papa che chiese a san Girolamo di tradurre la Bibbia in latino (Vulgata). Alcune sono negative (maghi e indovini), ma anche quelle positive alla fine del brano sembra che non lo siano più. Gli empi non troveranno pace perché prima vogliono mettere a posto quello che non si può mettere a posto. La parola è chiusa, sigillata in noi. Noi non arriveremo a questo, ma ci piacerebbe trovare il carico leggero. - Forse per la città si può dire quello che si è detto per il banchetto: ha una caratteristica (che in italiano risulta un po' confusa). - E' un grande invito a ricordarsi dell'opera del Signore. Nel mondo c'è una violenza che cresce non tanto in chi ha torto, quanto in chi ha, o crede d'avere, ragione. - vs 19: si può trovare un parallelo nel vangelo. Il chiedere un segno in queste situazioni è bello perché richiama San Paolo nella lettera ai Romani quando dice che né altezza né profondità ci possono allontanare dall'amore di Dio. Il male è molto, molto più grande di noi, per cui è importante per noi ricordare ogni giorno che il Signore è presente fra noi. Il Salmo 143, 9 perché "Dai vittoria al tuo consacrato". Isaia invece ci parla di pesi che danno stanchezza. - Nelle parole d'Isaia il Signore parla della sua creatura: l'ha creata, plasmata, riscattata. La potenza di Gesù investe e distrugge, perché tutti possano, nella loro particolarità, lodare il Signore. (Islam vuol dire osservanza. 29-1-01 Is 43, 14-15; 1 Co 15, 20-28; Lc 16, 9-14 (Giovanni), Io sono il Signore, il vostro Santo, il creatore d'Israele. Chi pregando intercede per noi è il braccio teso di Gesù; che una mamma dica un'Ave Maria fa parte di questa inarrestabile potenza di Dio che non cede: questa è la nostra speranza. Chiediamo che ci venga concesso questo allargamento del cuore per partecipare all'universale giudizio del Vangelo che ristabilisce in termini pieni la paternità di Dio. -vs 10: non dice "non vacillerebbe", ma "non vacillerà"; ed è bello che il Signore dia quest'ultima garanzia sulla sua alleanza di pace. La sapienza, se manca, si può chiederla a Dio. Oggi il nostro cuore si apre alla speranza dopo giorni in cui il Signore ci ha fatto vedere il nostro peccato. E' adombrato il mistero di colui che espia per la salvezza di tutti. Il suo bene è certamente superiore al nostro male. E' il dolore che si manifesta quando c'è questa rivelazione: "Contempleranno colui che hanno trafitto". E' una maternità che va molto al di là di una maternità biologica, forse è una maternità spirituale. Anche il vangelo è un canto dell'opera del Signore: esalta i piccoli. Nei LXX la compassione a cui è invitato chi legge è espressa alla seconda persona, poi in molti punti il soggetto piangente Moab è femminile (la Moabita, come Ruth). Questo vale per noi, davanti alla grande "novità" della nascita di Gesù. Dio sul trono alto ed elevato (croce) è una manifestazione di grandezza, ma anche di debolezza. Questa è la misericordia di Dio per salvarci dall'idolo del dolore. L'atto penitenziale questa sera esige la confessione al Signore delle nostre sicurezze, sazietà, mormorazioni verso chi ci tiene legati. Quello che fa la differenza è la presenza o meno del Signore. Però lo dice. Il motivo della consolazione è che è stato concesso il perdono dell'iniquità, è finita la condizione del popolo come oggetto della punizione, siamo entrati nella fase del perdono. L'uomo è chiamato ad uscire dai suoi limiti, dai suoi "soli"; sembra quasi un nuovo esodo. San Giovanni Bosco ha messo in atto un metodo educativo per i giovani basato sull'amore paterno e sulla prevenzione. Ma è Pasqua: "Svegliati". L'ultimo versetto parla di una strada che è poi quella della salvezza. Dio viene, ma il rischio è che non sia riconosciuto (vedi vangelo). Nella lettura tradizionale, infatti, dopo il v.24, si rilegge il v.23, perché su tutto domini la speranza che “ogni carne” verrà al Santuario per prostrarsi al Signore. Anche l'Apostolo tratta lo stesso tema. Ieri (dom 5 T.O.) Si rischia di pensare che si debba guardare solo la Gerusalemme Celeste. Lo sposo è il Gesù deposto dalla croce. La situazione di nebbia, oscurità e tenebra di entrambi i testi è un po' la normalità per i popoli. Oggi dice che il suo trono è il cielo, ma volge lo sguardo sulle situazioni d'umiliazione; così come dice nel Magnificat. Nelle parole del Profeta, al vs 1, il Signore dice: "Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni". ", alla quale diamo spesso risposte sbagliate. Questo si avverte molto nella seconda parte del testo, quando si parla del cessare dei motivi della gioia; si sente una grande partecipazione al dolore, uno struggimento d'amore, ma non condanna. Tutto è stato fatto per la gloria di Dio, ma non ci si comporta in modo conseguente. Il primo, Sebnà, è forse un idolatra, ma quello che gli succede e che ha tanti riferimenti a Gesù, sembra proprio che venga dal Signore. La via è quella suggerita dalle donne del vangelo: seguire Gesù passo passo nella sua passione per essere poi coinvolti nella sua opera di resurrezione. Dio invece pensa solo alla sua comunione con noi. E' un testo, quindi, che si pone a sigillo di quelli dei giorni passati dove c'erano tanti aspetti dell'infedeltà dei popoli. - Il testo di oggi contiene molti riferimenti alla pasqua degli ebrei e anche alla pasqua di Gesù.