Capitolo V- Coinvolgimento del Padilla e uccisione di Mora e Piazza. Sotto tortura il Baruello non confessa, ma dietro promessa di impunità, l’11 Settembre 1630 inventa una storia in accordo con quella del Piazza. Piazza cercò di inventare tenendosi il più vicino possibile ai fatti reali. Nonostante ciò il Vedano, nominato solo da Baruello perchè era l’unico che conoscesse direttamente Padilla, fu torturato il giorno della morte di Baruello. Baruello venne accusato anche da Girolamo Magliavacca, gli venne proposta l’impunità ma morì di peste il 18 settembre 1631. Nelle Nuove Costituzioni promulgate per ordine di Carlo V la tortura non è neanche nominata; in altri atti legislativi è intimata come pena, non come mezzo per ottenere prove. Proprio l’insistenza su questi termini (“non è verosimile”) serve ai giudici per cercare di costruire i presupposti legali e formali per applicare la tortura. Giorgio Gaslini. L’uomo teneva una carta in mano e toccava i muri delle case come se vi stesse scrivendo sopra qualcosa. Inoltre citare proprio il Padilla fra i vari nobili e cavalieri spagnoli aveva un ulteriore vantaggio, dato che era il figlio del castellano e che quindi costui avrebbe fatto di tutto per liberarlo, giungendo anche ad interrompere il processo. Morirà di peste in carcere il 18 dello stesso mese. Ma questo avverrà solo molto tempo dopo. Si pone così in contrasto non con le conclusioni del Verri, ma con i ragionamenti che vi hanno portato. Rileggere La storia della Colonna Infame di Alessandro Manzoni. Che cosa accadde dei principali accusati? A Piazza venne inoltre proposta l’impunità ma non in modo formale, infatti non ce n’è traccia negli atti del processo. Era questo il comodo che davano alle difese? Andava rasente al muro perchè pioveva, ma la signora Caterina riteneva che avesse scelto un giorno di pioggia per diffondere di più il morbo. Poi l’uomo tornò indietro per la stessa strada e incrociò un Commissario di Sanità, con cui scambiò due parole. A entrambi furono poi comunicati gli atti, gli vennero dati 2 giorni invece di 3 per presentare le difese e asseganti avvocati d’ufficio; quello di Mora si rifiutò perchè non aveva le qualità necessarie per farlo. Storia della colonna infame/12 Anche gli scrittori credettero alla calunnia. Queste voci arrivarono anche al Senato, che ordinò al capitano di giustizia di prendere informazioni, partendo già dal presupposto che l’unzione ci fosse stata. Vi proponiamo la prima parte del Settimo Capitolo dell’opera di Alessandro Manzoni La signora Caterina diffuse la notizia della presenza di un untore, tutti uscirono e videro una sostanza grassa giallastra sui muri, in particolare sulla porta del Tradate. La seconda, Ottavia Bono, racconta, dello stesso uomo, di averlo visto fermo alla fine di un muro di un giardino, e anch’ella sostiene che tenesse una carta in mano: descrive come abbia visto l’uomo porre una mano sopra la carta e poi sfregarla sul muro vicino al quale si era fermato. Racconta di come dopo questo susseguirsi di eventi si trovarono le mura delle case unte di qualcosa che sembrava grasso e aveva un colore giallastro, versione confermata poi anche da Ottavia Bono. La colonna infame fu atterrata nel 1778; nel 1803, fu sullo spazio rifabbricata una casa; e in quell'occasione, fu anche demolito il cavalcavia, di dove Caterina Rosa, L'infernal dea che alla eletta stava(75) , intonò il grido della carnificina: sicché non c'è più nulla che rammenti, né lo spaventoso effetto, né la miserabile causa. Introduzione. 37 Full PDFs related to this paper. Piazza decise di offrire alla autorità degli ipotetico complici del delitto, pensando che altrimenti la tortura si sarebbe ripetuta ogni giorno. I due fecero stendere ai religiosi delle ritrattazioni di tutto ciò che avevano detto durante la tortura. Occhi che volevano vedere solamente unzioni in ogni cosa non ebbero difficoltà a trovarle anche in questo caso. Spinola morì durante l’assedio di Casale il 25 Settembre, di malattia. Il Padilla venne condotto a Milano il 10 Gennaio 1631, venne interrogato per due volte in Gennaio, e poi un ultima volta il 22 Maggio, in tutti gli interrogatori egli affermò la sua estraneità ai fatti, e venne assolto “non si sa quando per l’appunto, ma sicuramente più di un anno dopo poiché le sue ultime difese furono presentate nel maggio 1632”. A short summary of this paper. Tuttavia secondo alcuni si poteva giungere alla tortura senza indizi così validi, per questo erano alla ricerca di una seconda bugia. In realtà le autorità erano alla ricerca di un capro espiatorio per fare contenta la popolazione, trovarono i colpevoli di un delitto che non c’era ma che si voleva. Si utilizzarono degli espedienti con Spinola perchè il giudice del senato non poteva concedere l’immunità, ma solo il principe o il governatore in sua vece. I giudici di questo erano meno convinti. Storia della colonna infame/9 «Messi sur un carro, tanagliati con ferro rovente, tagliata loro la mano destra, spezzate l’ossa con la rota, e in quella intrecciati vivi, e alzati da terra; dopo sei ore, scannati» Manzoni aveva inizialmente inserito la storia come episodio nella prima edizione dei Promessi Sposi (1827), tuttavia poi optò per un’opera a parte perchè sarebbe risultato troppo lungo come episodio. Invano il Mora disse che non era che semplice ranno. Allora ricorsero all'espediente degli inverosimili: uno fu il fatto che il Mora continuasse a negare di essere amico del Piazza e che egli fosse mai stato a casa sua, mentre glia aveva al contrario promesso l'unguento presunto salvifico; l'altro fu il fatto che non desse una spiegazione sufficiente del motivo per cui aveva strappato il biglietto. Torturarono Piazza la prima volta nonostante il diritto romano dicesse che non era possibile cominciare dalla tortura e se ciò fosse concesso, sarebbe stato solo in conseguenza di indizi verosimili e chiari. Gli chiesero di ritrattare o essere torturato e nella tortura confermare l’accusa; Piazza venne torturato molto blandamente e confermò l’accusa. Impunità e tortura avevano portato a due storie, che però i giudici volevano riuscire a fondere in una sola. In senato non poteva concedete l’impunità, quindi si dovette ricorrere a un espediente col governatore Spinola. Nelle carceri si trovò Pietro Verdeno, nato a Saragozza e accusato di furto. Come si accorsero dell’inverosimiglianza della confessione del Piazza dopo che avevano arrestato Mora, così si accorsero dell’inverosimiglianza della sua dopo che era stata rettificata. Egli fu allora imprigionato e interrogato diverse volte. (Calle). E’ possibile dividere la vicenda in 3 macrosequenze, che ci aiuteranno nella datazione. Il Mora nominò Don Pietro di Saragoza (inventato) come intermediario tra lui e il Padilla. Alessandro Manzoni - La storia della Colonna Infame camente e moralmente impossibile. All’inizio del processo si trovava in Monferrato con l’esercito, essendo capitano di cavalleria, e quando venne accusato dal Piazza e dal Mora fu costretto a costituirsi il 23 di luglio al castello di Pomate per essere poi portato a Milano il 10 Gennaio 1631. Dopo 3 mesi di ricerche, il senato gli pubblicò il processo e gli diede un termine per le difese, accusandolo. Piazza nominò come persona grande il Padilla, figlio del comandante del Castello. Sostenne di essere a Napoli in quel periodo e confermò le sue parole anche se messo alla tortura. Piazza ritrattò, dicendo che aveva ricevuto denari da un banchiere; tuttavia non sapeva chi avesse nominato Piazza e nominò Girolamo Turcone. In particolare la cagione addotta dal Mora era di tipo economico. Qualche giorno prima il barbiere Giangiacomo Mora gli aveva detto che gli avrebbe fornito un unguento contro la peste. Inizialmente il Mora, arrestato col figlio, pensò che fossero venuti perche' distribuiva un unguento senza licenza. Il Padilla, nobile spagnolo, infatti viene arrestato ma non subisce alcun tipo di tortura, e dopo due anni di processi viene assolto. Bisognava chiedergli di ritrattare o essere torturato: se avesse scelto la tortura l’accusa era vera e l’infamia tolta. or. Tuttavia cerca con allusioni e anche lievi modificazioni dei fatti di mettere i condannati sotto una luce migliore. A Manzoni Storia della colonna infame. Venne nominato un altro difensore per Mora. One day a woman accuses Piazza of being an untore (i.e. Già Pietro Verri aveva trattato l’episodio in “Osservazioni sulla tortura”, con lo scopo di ricavare un argomento contro la tortura, che aveva portato alla confessione di un delitto impossibile. Alla fine della strada si sfregò le dita contro il muro, probabilmente per pulirsi dall’inchiostro. Avuto notizia degli sviluppi, Piazza disse di aver sentito di altri complici: Baldassarre Litta e Stefano Buzzio, che erano stati nella casa di Mora. Negò, un prete lo raccomnadò a un membro del senato e gli venne offerta l’impunità, che accettò l’11 settembre. Anche il barbiere Giangiacomo Mora ritenne che i muri fossero stati unti. Il 2 Luglio vennero comunicati agli imputati gli atti del processo, e stabilito un termine di due giorni per le difese. Davanti a Mora, Piazza lo accusò. Segue il Nani, veneziano, che fa un’analisi molto superficiale dei fatti, limitandosi a prestar fede a un’iscrizione milanese che li ricorda. Nonostante ciò i giudici arrestarono Mora, lo torturarono con espedienti e poi per rendere l’accusa di Piazza valida effettuarono il rituale necessario per non farlo più essere infame. Egli affermava di aver ricevuto ordine dal barbiere di ungere in cambio della promessa di un'ingente somma di denaro. Nelle riforme che avvengono per gradi, i primi che modificano pensano di fare una grande cosa, mentre chi viene dopo accusa gli autori, trovando la legge ancora cattiva. Perché? La bugia dell’imputato era considerata un indizio per la tortura, purchè avesse a che fare col crimine e fosse provata o da due testimoni, o da una confessione. I saggi legislatori e anche i primi interpreti cercarono giustamente di limitarlo. Sign in|Recent Site Activity|Report Abuse|Print Page|Powered By Google Sites, 13-5 Aggiornamento programmi italiano e latino. La Storia della Colonna Infame è un saggio storico scritto da Alessandro Manzoni, pubblicato come Appendice storica al suo celeberrimo romanzo storico, I promessi sposi (nella sua edizione definitiva del 1840), in una sorta di continuità necessaria, con le illustrazioni di Francesco Gonin alla seconda edizione del 1842. In un punto arriva anche a lamentarsi della sua condizione, per cui non gli è possibile esprimersi liberamente. Il Mora però nella concitazione del momento la stracciò; i pezzi vennero poi raccolti ed utilizzati al processo. Qual è il giudizio di Manzoni sugli interpreti della Legge? ), che non sapevano chi dei due fosse il vero colpevole. Quando l’auditore gli porse la ricetta dell’unguento, Mora la strappò, mentre avrebbe dovuto darne spiegazioni. Prima di essere condannati chiesero di incontrare dei religiosi. READ PAPER. Per cagione si intende la motivazione che sarebbe stata causa del delitto confessato dall'imputato sotto tortura. Le cause di questi comportamenti sono principalmente rabbia e rimore, emozioni non però tipiche solo di quell’epoca, che hanno fatto commettere a uomini non crudeli azioni così malvagie. La Storia della Colonna infame racconta il processo ai presunti untori milanesi Guglielmo Piazza e Giangiacomo Mora (e agli altri da loro trascinati nel processo nel tentativo di scampare alla condanna) torturati e barbaramente uccisi a Milano nel 1630. 4 Storia della Colonna Infame ... (tra i quali il nobile Gaetano Padilla, uno dei pochi che evitano la condanna), e l’analisi dei principali giudizi storici sulla vi-cenda succedutisi dal tempo dei fatti a quello in cui scrive Manzoni. Ergo, è sufficiente essere una persona […] Oltre a questi due documenti, Manzoni ha potuto attingere anche a qualche copia delle difese e a documenti autentici dell’epoca, trovati negli archivi. Tuttavia Manzoni ritiene che non ponga abbastanza l’accento sulla malafede dei giudici e che esageri a colpevolizzare gli interpreti della legge. Giudicarono inverosimile che non avessero avuto contatti, dato che si fa ungere una persona di cui ci si fida. Alessandro Manzoni. Giulio Albonico. Suo padre chiese che venisse sospesa la sentenza a Piazza e Mora, ma i giudici negarono perchè era ciò che voleva il popolo. Riferisce infine che l’edizione dell’opera del Verri ha tardato decenni, forse perché avrebbe minato all’autorità del Senato, che era allora presieduto da suo padre. Alla fine fu torturato e dopo lunghi supplizi confessò di aver dato l’unguento a Piazza. L’uomo inizialmente non confessa, essendo rassegnato alla sua sorte, ma sotto nuove torture lo fa. Manzoni si chiede se sia così realistico che i giudici siano venuti a sapere queste parole così verosimili sono dopo anni e da un testimone indiretto. Associano alla crudeltà l’idea di ignoranza e invitano alla moderazione e alla benignità. Ripete dunque la versione ufficiale e falsa. Si inventò storie una più inverosimile dell’altra e non gli credettero. Pochi anni prima di quando Manzoni aveva scritto, in occasione dell’epidemia del colera, persone istruite non si erano comportate nello stesso modo, credendo a cose del genere, anzi cercarono di combatterle. Altra circostanza assai rilevante in cui i giudici forzarono l’interpretazione della legge è la cattura del Mora. 0. Il capitano di giustizia e il notaio si recarono in via della Vetra, trovando muri bruciati o appena imbiancati, perchè li si riteneva unti. Che cosa accadde di loro? Tuttavia la confessione non era valida se non era espressa la vera ragione del delitto. A Manzoni Storia della colonna infame. L'imputato affermava di aver avuto la "bava di morti" dal commissario perché più gente si ammalava più entrambi ci guadagnavano, uno nel suo posto di commissario, egli nella vendita del preservativo. Racconta che le sorse il sospetto che fosse un untore, e per controllarlo si spostò ad un’altra finestra dalla quale vide che effettivamente l’uomo stava toccando il muro. Essa era fondamentale alla validità della confessione in quanto valeva il principio che "nessuno commette un delitto senza cagione"; di conseguenza nessuna confessione pronunciata sotto tortura aveva valore "se non c'era espressa la cagione del delitto". Dopo le confessioni il Senato milanese li condanna a morte: i due untori rei confessi, legati schiena a schiena, vengono caricati su un carro, attorniato da una folla inferocita. Innocent victims of a panic which has gripped the populace, Piazza and Mora are found guilty of the imaginary crime of smearing poisonous substances about in the city to induce plague. Il delitto del Mora era diventato verosimile e lo condannarono come colpevole. Tornando in carcere “ricordò” i nomi dei complici: Baruello, Girolamo e Gaspare Magliavacca, padre e figlio. Mora affermò che anche Piazza aveva ricevuto denaro, ma non sapeva da chi. (Bona). giudici per proferir due condanne, vedremo ora come lavorassero e riuscissero, per. Dato che non si poteva torturarlo ulteriormente, l’auditore fiscale della Sanità, dietro ordine del Senato, offrì l’impunità, a costo che dicesse la verità. Padilla venne condotto a Milano il 10 gennaio 1631 ed interrogato. In realtà la legge stabiliva che la bugia, per essere indizio alla tortura, doveva riguardare l’atto di accusa e che doveva essere provata o da una confessione del reo o da almeno due testimoni; non è questo il caso perché le due presunte inverosimiglianze non sono direttamente collegate all’atto di accusa, ma poiché, come afferma lo stesso Manzoni, “i giudici non cercavano una verità, ma volevano una confessione”, le procedure giuridiche sono stata sorpassate. Quando l'auditore con la "sbirraglia" andò ad arrestare il barbiere Giangiacomo Mora lo trovò nella bottega. Storia della Colonna Infame/5 «Così eran riusciti a parlargli dell’imputazione, senza doverla discutere; non per cavar dalle sue risposte i lumi necessari all’investigazion della verità, non per sentir quello che ne dicesse lui; ma per dargli uno stimolo potente a dir quello che volevan loro». Quale cagione fu addotta all'unzione dal Mora? Quanto alla Storia della colonna infame , sono illuminanti le parole di Giuseppe Rovani che, ne La mente di Alessandro Manzoni (Rovani, 2002, 544 ss. Ritennero vero quello che prima avevano ritenuto inverosimile col Piazza. Ai giudici disse che era stato Mora a consegnargli l’unguento pestilenziale da spargere sui muri per diffondere il contagio, in cambio di soldi. Fu decretato che la sua casa dovesse essere demolita e al suo posto edificata una colonna d’infamia. Nel secondo esame disse di non aver mai avuto a che fare con Mora, Baruello e Magliavacca. Pertanto, pur lodando gli intenti e le tesi dell’illuminista lombardo, ritiene di dover analizzare le modalità di svolgimento di processo non per dimostrare soltanto che la tortura fosse un male dovuto all’ignoranza di quel contesto storico, ma per evidenziare come fosse una scelta consapevole e terribile e di come la giurisprudenza stessa le avesse posto dei vincoli che non furono rispettati nel processo. giovedì 16 luglio 2020 Politica; Cronaca; Esteri; Cultura; Giustizia; Rubriche; Spettacoli; Chiudi Tutte le sezioni A quel tempo i giudizi criminali si regolavano sull’autorità degli scrittori perchè non ce n’erano altre. Storia della colonna infame, second part of Alessandro Manzoni's Ipromessi sposi, appears to be the most faithful to the text published in installments between 1840 and 1842. Investment products and services are offered through J.P. Morgan Securities LLC (JPMS), a registered broker-dealer and investment advisor, member of FINRA and SIPC.Annuities are made available through Chase Insurance Agency, Inc. (CIA), a licensed insurance agency, doing business as Chase Insurance Agency Services, Inc. in Florida. Non fu più interrogato e all’assoluzione del Padilla seguì la sua. Questi scrittori descrivevano più delle leggi i tipi di tortura e la loro durata, cercando di porre dei limiti all’arbitrio limitando il numero di volte per cui si potevano ripetere. Chi altri fu denunciato dal Mora? Tuttavia in seguito cominciarono a modificare il linguaggio, fino a stabilire la regola contraria, che gli indizi non sono arbitrari del giudice. Interpretando gli uomini tendono a consigliare cose più inique di quelle che può consigliare l’arbitrio; la molteplicità e lo sminuzzamento delle regole è indizio dell’intenzione di restingere l’arbitrio e guidarlo secondo la ragione e verso la giustizia. È dalle sue memorie difensive (una stampata, una scritta e con le annotazioni del difensore) che il Manzoni afferma di aver ricostruito la vicenda. Ultimo arriva il Verri, che difende finalmente i poveri condannati e si scaglia contro la tortura e le superstizioni. Chiesero a Piazza se Mora gli avesse chiesto della bava di appestati per l’unguento; inizialmente negò, tuttavia gli tolsero l’impunità perchè non aveva detto completamente la verità; ritrattò con la speranza di riottenere l’impunità. I giudici trovavano inverosimile che Mora avesse agito solo per interesse. (Masca). La legge romana non diceva di più: era ad arbitrio del giudice ascoltare prima gli indizi e poi decidere nel caso di utilizzare la tortura, se l’avesse ritenuto necessario. Viene poi citato Pietro Giannone, che ha semplicemente copiato l’opera del Nani a questo riguardo. Mora credeva che la sua accusa fosse di aver fabbricato l’unguento contro la peste senza licenza. Il 23 Luglio venne arrestato il Padilla, che fu condotto nel castello di Pomate. L’impunità e la tortura avevan prodotto due storie 1 e benché que sto bastasse a tali. Create a free account to download. Negò di conoscere la strada e l’osteria dove Mora aveva detto di averlo incontrato e negò di conoscere anche Don Pietro d Saragozza. Dareus Prossemica. La Colonna infame, quinto capitolo. Anche il Muratori sembra convinto della reità dei condannati, ma poi fa delle osservazioni generali sulle condanne di innocenti che alludono al contrario. Perché era importante la "cagione"? L’accusa di Piazza è stata fatta in seguito a una promessa di impunità, fatto che la rendeva nulla. Non aveva unto Mora stesso perchè era a conoscenza dei rischi, infatti il giorno dopo aveva fornito a Piazza dell’acqua contro l’azione dell’unguento pestilenziale. Da questa “colonna infame” Manzoni prende il titolo per la sua opera. In quanto contemporaneo alla vicenda gli fu chiaro da che parte stava la verità, ma sempre in quanto tale non poté sostenere apertamente la sua opinione, cosa che l’avrebbe portato allo scontro con l’idea dominante del popolo, appoggiata dai potenti e alla condanna del libro. I due chiesero una proroga e ottennero solo un giorno. He carried a paper on which he appeared to be writing, and from time to time he drew his hands along the walls. Il padre Girolamo venne interrogato l’11 agosto e il giorno dopo confessò, alterando una storia vera: accusò il Baruello di avergli dato un unguento pestilenziale, che in realtà era un sonnifero. Tuttavia l’ingiustizia poteva essere vista da chi la commetteva e se si sono comportati in questo modo è stata per loro decisione. Dopo lunghe ricerche, le autorità individuarono Pietro Verdeno di Saragozza come colpevole; lo torturarono, ma lui continuò a sostenere di essere stato a Napoli nel periodo delle unzioni e venne rilasciato. Durante la perquisizione due cose insospettirono gli inquirenti: un vaso pieno di sterco trovato in una stanzina dietro la bottega dove il mora viveva isolato dalla famiglia e un fornello con dentro una sostanza giallastra e appiccicosa.